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Blind Tasting di una selezione di 15 GRIGNOLINI di produttori Monferrini

Blind Tasting di una selezione di 15 GRIGNOLINI di produttori Monferrini

Tempo di Lettura : 2 minuti

“Il futuro non sarà nei vini concentrati, ma nei vini trasparenti: è un fatto anche sociale”.

Già da questa campagna vendemmiale i cambiamenti saranno palpabili.
Grignolini a confronto nelle scorse settimane al Castello d’Uviglie, con una degustazione alla cieca guidata dall’enologo Donato Lanati. Difronte ad una platea di addetti ai lavori, tra agenti, sommelier e assaggiatori di vino, Lanati ha lanciato la provocazione-sfida della blind tasting di 15 diversi Grignolini di produttori monferrini. Con lui, i fratelli Bonzano, nuovi proprietari dell’Azienda Agricola Castello d’Uviglie di San Martino di Rosignano.

Interessanti i commenti, tutti piuttosto allineati, trattandosi di intenditori, sulle diverse produzioni enologiche messe a confronto, vicine per territori e annate, ma differenti nel giudizio. A sorpresa, alcune delle etichette dalla reputazione più blasonata non hanno confermato le aspettative; viceversa, per altri meno noti. “Singolarmente, siamo tutti belli, ma messi a confronto, le cose cambiano” è stato detto. Solo attraverso il confronto, infatti, è possibile comparare e porre in evidenza le diverse caratteristiche di produzione/qualità del vitigno curioso, qual è il Grignolino. “Sempre più, il consumatore sceglie vini che abbiamo personalità, carattere e, soprattutto, che siano trasparenti, luminosi, equilibrati e in purezza”, ha precisato Lanati; “c’è bisogno di armonia ed equilibrio per far vibrare i sensi e stimolare le emozioni; il futuro non sarà nei vini concentrati, ma nei vini trasparenti: è un fatto anche sociale. Il consumatore si sente lusingato quando sa che un produttore, per lui, ha selezionato le uve migliorie e ha investito in coltivazioni biologiche e/o sostenibili, ovvero quando sente che il suo benessere è al primo posto”.

Ciò detto, il vate dell’enologia è tornato a ribadire che il vitigno pesa solo al 20% nel valore del territorio. “Il Monferrato ha tutto, ma occorre nuovo smalto. Occorre promuoverlo parlando di bellezza, di silenzio, di paesaggio e di territorio a misura d’uomo, lavorando molto sull’accoglienza. Il vino sarà un eccellente elemento complementare se saprà esprimere personalità e longevità. Per ottenere questo, è necessario che la vite, in quanto traduttore di un territorio, venga favorita nel suo compito. Occorrono diradamenti importanti, coraggio, conoscenza e competenza, anche per affrontare le sfide dei cambiamenti climatici”.

Già da questa campagna vendemmiale, i cambiamenti sono palpabili. Tradizionalmente, il momento ideale della raccolta cadeva un paio di mesi dopo l’invaiatura, quando il periodo della maturità di ph, zuccheri, aromi, precursori degli aromi, polifenoli, antociani e tannini era solito coincidere. Ora, i tempi si sono ridotti di circa 15 giorni, con la conseguenza che gli zuccheri schizzano a 17 gradi, le acidità crollano e gli aromi precipitano, mentre tannini e antociani non sono ancora completi. Che fare, dunque? Anticipare la raccolta, potrebbe comportare vini più amari; posticiparla, vini più stringenti e asciutti.

La sfida è più viticola che non enologica. “C’è bisogno di studiare e analizzare; di lavorare su nuovi portainnesti. Incroci intraspecifici di Grignolino e Barbera potrebbero essere una soluzione: l’importante è mantenere i gusti”, ha chiosato lo scienziato del vino.

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