Nella sfarzosa cornice del Grand Hotel des Iles Borromées di Stresa, maestosa struttura dalle tinte porpora, oro e indaco che, tutt’oggi, trasuda di storia ed eleganza, nei giorni scorsi è approdato approdato il Grignolino del Monferrato Casalese doc, nelle versioni tradizionale, Riserva e futuro Spumante Rosè Metodo Classico, come esclusivo ospite della serata di Degustazione promossa dall’Ais Verbania in collaborazione con il Delegato dell’Ais di Casale Monferrato Daniele Guaschino e il Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese.
Una rinnovata occasione per parlare del vino bandiera del Monferrato casalese, attraverso una degustazione guidata e un momento di incontro direttamente con i produttori.
“Il Grignolino è un vino molto antico e rinomato, la cui storia si intreccia con quella del Monferrato casalese, già all’inizio dello scorso millennio” ha ricordato Guaschino. “In particolare, nel 1248, tra il marchesato degli Aleramici e quello dei Paleologi, in Valle Ghenza figuravano contratti d’affitto della Curia con clausola di coltivare il Grignolino “de bonis vitibus barbexinis”, mentre da un documento del 1600 si evince come i Gonzaga presero botti di Grignolino dal castello di Casale Monferrato per trasferirlo a Mantova.
Poi, con il Regno di Casa Savoia, il Grignolino figura nei menu reali e viene annoverato tra i rossi pregiati (alla fine del XIX secolo). Negli ultimi 50 anni dell’Ottocento” ha aggiunto Guaschino, “il Monferrato è stato punto nevralgico e leader dell’enologia italiana” e, a tal proposito, ha menzionato i trattati di enologia tradotti in tutte le lingue e la costituzione dei primi consorzi agrari.
Nello speach non potevano poi mancare gli illustri “moschettieri dell’enologia” quali: Ottavi, Marescalchi, Martinotti e Desana. Degna di nota, inoltre, l’ampelografia della provincia di Alessandra definita, nel 1875, da Louis Oudart e Leardi, con oltre 700 vigneti mappati e 4-5 sinonimi di Grignolino, così, come il primo Spumante Grignolino dei Conti Callori di Vignale Monferrato (1880)”.
Dopo cotanti virtuosismi, a smorzare i riflettori sul Grignolino furono le due grandi guerre e la moda di vini strutturati ma, nel 2014, col riconoscimento Unesco dei Paesaggi Vitivinicoli Monferrato degli Infernot, la tendenza è tornata ad invertirsi per riprendere vigore e riconquistare, in pochi anni, importanza e dignità.
Tra le chicche illustrate da Guaschino, infine, un documento storico del 1897 di Sua Altezza Reale Elisabetta di Sassonia, in quei tempi a Stresa, nel quale ringrazia e certifica la qualità dei vini del Monferrato.
Un Grignolino, dunque, già tra le massime espressioni dell’enologia italiana e che, oggi, si ripresenta alla ribalta per riscattare un passato che gli appartiene.
Tra sorpresa e consensi i 50 winelovers e sommelier partecipanti la serata hanno, così, affrontato il banco di degustazione in modo più consapevole. Ventisei, invece, i produttori intervenuti, tra i veri artefici della vivacità enoica del Basso Monferrato.
Fonte: Consorzio Colline del Monferrato Casalese